Giorno: 24 luglio 2012

La cicala

C’è una cicala che canta a momenti sul mio ciliegio e mi disturba a momenti. Io speravo  nella gazza e nei vari uccellini che ancora svolazzano del parco e fra le fronde degli alberi. E’ l’unico suono che si sente, a parte il trattorino  che falcia l’erba del parco medesimo. Anche i ragazzini sono lontani. La giornata è fresca, il cielo coperto, c’è umido: un giorno da dimenticare, il preavviso che nonostante il caldo dei giorni  passati arriverà l’autunno.

Agosto per  me è questo: il vuoto. Negozi chiusi, poche persone in città, per lo più rinchiuse dentro le case  forse  rinfrescate meccanicamente. La cicala mi fa pensare alle pinete, non so perché, alle vacanze.
Rimane il sollievo del cinema all’aperto, dell’ozio e di quel pregustare il dolce far niente, in cambio della frenesia della vita. Ho incontrato un’amica che mi ha detto che corre, corre in questa società che non ha altro modo di relazionarsi. La fretta. Una donna nell’ufficio postale ha dato in escandescenze, insultando le impiegate, perché lei aveva fretta e una di loro era in pausa. Aveva fretta, aveva lasciato la macchina in mezzo alla carreggiata, aveva fretta, perché lei doveva andare  lavorare e doveva aspettare. Mi sono venute mille domande, ma una risposta sola: anche io tempo fa avevo fretta, molta fretta, correvo dal lavoro al supermercato, a casa e stravolta svolgevo le mille incombenze della vita. Le riunioni fino alle otto di sera, i colloqui interminabili fra sordi, il tempo perso dietro alla burocrazia, che come un mostro insaziabile continua anche ora a inseguirmi. Ora ho tempo per ascoltare le cicale e pensare che, a volte, hanno ragione loro.